venerdì 1 agosto 2014

Schemi imperfetti...

So di essere una persona rompiscatole.
Non sopporto l'approssimazione, le cose fatte tanto per fare, le imprecisioni.
So benissimo che errare è umano, che quando si lavora il rischio di sbagliare è sempre lì a portata di mano e via discorrendo ma ciò non toglie che quando incappo in qualche errore mi innervosisco.
Ho lavorato per tanti anni come fotocompositrice, nel campo dell'editoria.
Ho composto centinaia di libri, articoli per quotidiani, settimanali, riviste, ho impaginato giornali, depliant e via di questo passo. Quello che usciva dalle mie dita passava sempre e comunque al correttore di bozze, figura preziosissima che ormai non esiste più, mandata in pensione dalla correzione automatica del testo che tutto fa meno che correggere seriamente. Per i lavori importanti si facevano non meno di tre giri di bozze prima di dare il libro alle stampe, per essere il più accurati possibile.
Quando leggo un testo e incappo in qualche errore di battitura... soffro. Ma non è niente in confronto agli errori (o è meglio dire orrori) di ortografia. Quelli mi fanno rizzare i capelli sulla testa!

Tutta questa tiritera è per dire che anche negli schemi dei lavori a maglia mi piacerebbe trovare una certa precisione.
Non pubblico mai gli schemi dei lavori che mi invento io proprio perché non mi ritengo all'altezza. Perché so che l'accuratezza richiesta è tanta e non ci si inventa designers così, su due piedi.
Mi accorgo, però, che non sempre ciò che compro è conforme alle mie aspettative.
Ho lavorato il cappotto Audrey coat e devo lamentare alcune imprecisioni nel testo. Se su qualcosa si può lasciar correre, su altre proprio no.

Cominciamo con il metraggio suggerito. E' ben vero che io ho cambiato filato, ma dai conti fatti ne avrei dovuto utilizzare molto di più. In realtà ne ho usato più o meno la metà di quello comprato. Naturalmente l'acquisto l'ho fatto tenendo conto di quanto scritto, così mi ritrovo con tanti metri di lana che avanzano, ma che ho pagato. Pazienza, tanto la lana non mangia pane, come si suol dire e qualcosa ci farò.
Nell'esecuzione del capo ci sono invece i problemi più grossi.
Il primo guaio sono le maniche. Seguendo lo schema alla lettera e naturalmente partendo dal presupposto che il campione sia lo stesso, le mie maniche sono MOLTO più corte dello scalfo del davanti e del dietro. Come le cucio? Non combaciano neanche se le tiro fino a deformarle. Allora bisogna disfare fino all'inizio delle diminuzioni e rifare tutti i calcoli, stavolta ignorando bellamente quanto suggerito dal testo e sagomandole a modo mio.
Secondo problema: se riprendo i punti del collo e lavoro come da istruzioni ottengo un bordo che "sta in piedi" e non si appoggia morbidamente sulla scollatura, come dovrebbe essere. Ecco che bisogna inserire una serie di diminuzioni, o di ferri accorciati, per ovviare al problema. Di nuovo carta, matita e calcolatrice e via con le opportune correzioni.
Sulla pagina Ravelry del progetto, guardando le foto di chi lo ha già realizzato, vedo che quello del collo è un problema che hanno avuto in tante, perché alcuni capi presentano proprio questo difetto.


Ma allora, mi dico, che lo compro a fare uno schema?
Comincio a rivalutare nettamente le mie capacità. Forse, allora, non sono così male come pensavo!

5 commenti:

  1. No non sei male...sei molto brava .
    Io ho il maledetto difetto di non riuscire a seguire uno schema, ossia mi piace inventare, cose modestissime ovviamente ma difficilmente lavoro capi da schema. Ho fatto due cose di Louisa Harding e devo dire che le indicazioni erano perfette.
    Effettivamente se devi pagare per un capo approssimativo allora ti conviene, dopo il campione, fare 4 calcoli e lo fai tu. Almeno ti risparmi.il disfare. Un abbraccio. Silvia

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  2. In effetti sto rivalutando la matematica e il fai-da-te. Non ho grande fantasia, quindi non sono capace di inventare schemi particolari, ma posso sempre prendere spunto da ciò che vedo...

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  3. Ciao Elena. Purtroppo gli errori nei pattern si trovano, nonostante le capacità e l'impegno, anche nei pattern dei designer più affermati (figurati nei miei). Vorrei sottolineare una cosa, però. Se trovare un errore di battitura o di ortografia in un pattern può urtare la sensibilità dei più precisi (per non dire pignoli ;-) fra noi, comprare quasi il doppio del filato è, per restare in tema, un altro paio di maniche! Io credo che chi si sente di pubblicare i propri pattern lo faccia a proprio rischi e pericolo, mette in gioco la sua reputazione e va incontro a giudizi più o meno lusinghieri. Arrangiarsi con il fai da te è un'opzione più che valida, per chi ne ha la voglia e le capacità o per chi non vuole rischiare delusioni, se poi ci si innamora di un modello particolare... allora incrociare le dita o affidarsi solo a designer di serietà comprovata e, in caso di delusioni cocenti farsi sentire: il feedback negativo può portare te a un rimborso o a una qualche compensazione (io la offrirei, per esempio) e il designer a migliorare. Ciao!

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    1. In effetti ho pensato di scrivere all'autrice. Non appena avrò ultimato il capo, con tutte le correzioni del caso, prendendo nota di ogni cambiamento o aggiustamento. Proprio perché, come dici tu, sia di aiuto per migliorare.

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  4. Elena anche a me è capitato di incappare in errori di schemi per mia fortuna presi gratis, anche se il filato non è quello suggerito ma il campione combacia, ho spesso dovuto disfare, quello che ti consiglio ed è quello che faccio io in effetti, è limitarmi a prendere gli schemi dei disegni (trecce o traforati che siano) e adattarli a quello che devo fare, anche perchè ogni persona secondo me veste la stessa cosa in modo diverso, quindi sempre meglio per non imcappare negli errori, attenersi alle misure del destinatario del capo, e via di calcolatrice e di metro alla mano, ma almeno sei sicura di non dover disfare tutto a lavoro quasi finito :)

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