venerdì 26 aprile 2013

Freyja, ovvero il brivido degli steeks

Ebbene sì, alla fine mi sono lanciata...
Avevo partecipato, lo scorso anno, ad un mini corso in due lezioni tenuto da NoraHa sulla tecnica fair isle, cioè capi lavorati a due colori, in tondo e poi tagliati.
Ma un conto è realizzare un mini-gilet per la bambola e un altro è fare un capo da indossare.
Su Ravelry è partito, agli inizi di marzo, un KAL (knit along) per realizzare Freyja, un modello di Ragga Eiriksdottir, islandese.
Mi sono detta che forse era la volta buona.
Ho acquistato la lana giusta, la Lopi e sono partita.
Comincio elencandovi i pro di questo lavoro, poi dirò i contro.
La lana rende tantissimo. E' stato un piacere lavorarla anche se ogni tanto, tirando troppo, mi si rompeva il filo. E' così facile riagganciare i due capi che non è un problema nemmeno la delicatezza del filato.
Mi piace molto la lana così "ruvida", non trattata.
Lavorare il disegno a due colori, in tondo, è stato molto più agevole rispetto a quello che facevo secoli fa, da ragazza, lavorando in piano. Seguire il disegno sul rovescio era un incubo! Così, invece, è stato una passeggiata.

I colori che ho scelto mi piacciono moltissimo.
Tagliare il capo finito, cucendo a macchina i due lati a fianco del punto centrale, si è rivelata una buona tecnica. Il capo tiene, non si sfilaccia ed è molto più veloce dell'uncinetto, che io non amo per nulla!
Fin qui le note positive.
Quelle negative credo che le possiate intuire dalle fotografie.



Il collo, innanzitutto. La scollatura troppo ampia. Lo schema finiva pochi giri dopo il fiore e non c'era più indicazione di come fare per proseguire. Io, di testa mia, ho usato ferri più piccoli e ho lavorato altri giri, ma non mi piace per nulla il risultato.
Le maniche troppo strette e lo sprone troppo alto, sono altri due difetti di questo capo.
Non volevo fare il bordo all'uncinetto, per essere sincera, e utilizzare invece la tecnica i-cord, ma poi non sapevo come fare le asole per i bottoni e allora ho rinunciato.
Benedetta, la destinataria del lavoro, lo apprezza e lo ha già indossato, ma io non sono contenta.
Ho avanzato tantissima lana perché lo schema parlava di 5 gomitoli (che poi non sono gomitoli ma sembrano "pizze") per il colore principale. Io, per scrupolo ne ho acquistato uno in più e ne ho usati 2 e mezzo... dicevo ne ho ancora tanta, lo rifarò, magari per Anna, ma modificando il modello per risolvere questi difetti.
Quel che mi interessava, però, l'ho sperimentato. Cioè gli steeks. Ora mi si è aperto un mondo. Ho in mente un sacco di cose che posso realizzare così e non vedo l'ora di farle!
Chi mi ferma più?

6 commenti:

  1. Brava Elena, ti seguo sempre con piacere! :)

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  2. che bello. Non riuscirei mai a fare una cosa così. :-)

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  3. @ Natascia: Grazie!
    @ Rory: Grazie, ma non hai visto i difetti?

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  4. Ti confesso che quando leggevo del tagliare e cucire la lana non ne avevo proprio compreso le finalità, ma tu come sempre sei così chiara nello spiegare anche questa tecnica :) se devo essere sincera non mi attira granché, ma mai dire mai! Per il resto come va? Un abbraccio grande :)

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  5. Zi. Sono d'accordo che in effetti la spiegazione dello scollo è carente... in effetti poteva venire meglio, noi knitter esigenti lo sappiamo. Meno male che l'hai regalato! A volte certi pattern ci piacciono così tanto sulla carta ma poi vengono così così... è la vita dura della knitter!

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  6. @ Tibisay: hai ragione, tra quello che vedi, a volte, e quello che ti ritrovi tra le mani una volta finito c'è una bella differenza. Non lo disferò per il semplice fatto che ho tagliato e non ho la minima voglia di riattaccare tutti i fili, ma lo rifarò "a modo mio".

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